Come riportato dal Sole24Ore + in un articolo dell’8 gennaio appena trascorso, le domande di pensionamento con Quota 100 presentate all’INPS nel corso del 2020, fino a novembre compreso, sono state in totale 97.566. Si tratta di numeri decisamente al di sotto delle previsioni governative, che stimavano 300.000 domande all’anno, superate di poco invece dall’introduzione della misura nel 2019.
Le pensioni effettivamente concesse con Quota 100 sono state in totale 250.660, di cui la maggior parte (quasi l’80%) nel settore del lavoro dipendente privato e pubblico. Solo il 20% dei pensionamenti con Quota 100 ha riguardato i lavoratori autonomi.
Come chiarito nell’articolo di 24+, non è da sottovalutare il fatto che nel corso del triennio di sperimentazione il pensionamento con Quota 100 può essere richiesto volontariamente in qualsiasi momento, quindi anche dopo aver raggiunto i requisiti richiesti. Risulta probabile, quindi, che i lavoratori che finora hanno rimandato la pensione Quota 100 possano richiederla nel corso del 2021, ultimo anno in cui sarà in vigore la misura.
Altre forme di pensionamento anticipato sono l’Ape sociale e Opzione donna prorogate per il 2021 dall’ultima legge di bilancio. In questo caso le domande per l’Ape sociale giunte all’INPS nel corso del 2020 sono state poco più di 6.000.
Pianificazione previdenziale: la consapevolezza prima di tutto
Anche se al di sotto delle previsioni di spesa, queste misure di pensionamento anticipato mettono a dura prova la stabilità del sistema pensionistico e decisiva sarà la riforma prevista nel 2022 a superamento di Quota 100.
Appare certo che le generazioni più giovani devono provvedere per tempo ad una pianificazione previdenziale partendo proprio dalla consapevolezza circa la propria situazione pensionistica.
Quanto puoi ottenere da un fondo pensione?
L’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani del 2020 del Centro Einaudi in collaborazione con Intesa San Paolo, giunta alla decima edizione, dal punto di vista del risparmio previdenziale fotografa una situazione di incertezza. Se nel 2019 si era registrato un certo ottimismo circa il futuro pensionistico, quest’anno sono aumentati coloro che prevedono che il reddito da pensionati sarà appena sufficiente (passati dal 25,9% al 28%), mentre sono diminuiti coloro che prevedono un reddito sufficiente (passati dal 42,4% al 39,9%). Inoltre, quasi la metà del campione (47,9%) si dichiara preoccupata o molto preoccupata per il tenore di vita in pensione.
Questo ha spinto i lavoratori a costruirsi una pensione integrativa?
I dati registrati nel 2018 sul risparmio degli italiani per la pensione vedevano un 15,2% degli intervistati che ha sottoscritto un fondo pensione e più di un quarto di questi lo ha fatto versando il TFR anziché lasciarlo in azienda (26,5%).
Fonte: indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2020 – Centro Einaudi in collaborazione con Intesa San Paolo
Nel corso del 2020 questi risultati relativi ai sottoscrittori di una forma di previdenza integrativa sono scesi rispettivamente al 12,7% e al 23,9%, a fronte invece di un incremento di coloro che non hanno ancora investito per la pensione per mancanza di liquidità (35,9% rispetto al 33,8% di due anni fa).
Nel prossimo approfondimento verranno ulteriormente analizzati i dati principali dell’indagine sulle scelte finanziarie degli italiani e sul grado di copertura dai rischi.
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