Chi ha aderito alla previdenza complementare? Lo rende noto la Covip con la relazione annuale sull’evoluzione dei fondi pensione nel corso del 2017.
L’aderente “tipo” è uomo, sui 45 anni, residente in una regione settentrionale ed è un lavoratore dipendente del settore privato.
Quanti hanno aderito alla previdenza complementare nel 2017
Nel corso del 2017 le adesioni ai fondi pensione aperti sono aumentate del 9,1% rispetto al 2016, con 141.000 nuovi iscritti. In particolare, i lavoratori dipendenti sono aumentati del 10%, i lavoratori autonomi del 3% e gli altri iscritti, tra cui i soggetti fiscalmente a carico, sono aumentati del 15%.
Nei PIP (piani individuali pensionistici) le adesioni sono aumentate del 7,7% rispetto al 2016, con 275.000 nuovi iscritti, +8,5% di lavoratori dipendenti, + 6% di lavoratori autonomi e +7,2% di altri iscritti.
Tra gli iscritti prevalgono gli uomini e i PIP registrano il maggior numero di aderenti
Prendendo in considerazione i diversi strumenti che compongono la previdenza integrativa, il maggior numero di iscritti si registra nei PIP con un totale di 3,1 milioni. Tra questi il 53% degli aderenti è di sesso maschile e si può vedere un quasi equilibrio di genere.
Nei fondi pensione aperti, invece, la percentuale degli uomini aumenta, rappresentando il 60,4% del totale, e questa sale a 72,6% nei fondi pensione chiusi.
Dai dati emerge come, nonostante le diverse percentuali, prevalgono sempre gli aderenti di sesso maschile.
L’età degli aderenti: i fondi pensione aperti contano gli iscritti più giovani
L’età media del totale degli iscritti alla previdenza integrativa è pari a 45,9 anni. Questa scende a 44,3 anni per gli aderenti ai fondi pensione aperti.
Inoltre, su un totale di iscritti di circa 1,37 milioni, nei fondi pensione aperti e nei PIP si registra la maggiore concentrazione di under 19 (quasi 76.000 posizioni pari al 5,5% nei fondi pensione aperti e circa 68.000 iscritti, il 2,2% del totale di aderenti, nei PIP).
Considerando sia fondi pensione aperti che PIP, 88.000 posizioni si riferiscono a minori di 15 anni. Questo è dovuto alla totale libertà di adesione a queste due forme pensionistiche e alla possibilità di iscrivere anche soggetti fiscalmente a carico.
Le donne iscritte alla previdenza integrativa risultano mediamente più giovani di un anno, 45 anni contro i 46 degli uomini.
Tra gli iscritti che non rientrano nella categoria dei lavoratori il 60% sono donne con un’età media di 42 anni.
In questa categoria (circa 1 milione in totale) rientrano le persone fiscalmente a carico, i soggetti che hanno perso i requisiti partecipativi al fondo pensione per perdita o cambio di lavoro, i pensionati e i non classificati rispetto alla situazione professionale.
Il 56,8% degli iscritti risiede nelle regioni settentrionali
La maggioranza degli aderenti risiede nel nord Italia, contando un totale di 56,8% degli iscritti alla previdenza integrativa. A seguire, il 23,2% degli aderenti proviene dalle regioni meridionali e insulari, mentre il 19,9% risiede nelle regioni centrali.
La regione del nostro Paese che vanta più iscritti è la Lombardia, con il 20,3% del totale degli iscritti.
Su 26 milioni di potenziali aderenti, quanti hanno scelto un fondo pensione aperto o un PIP?
La platea potenziale per la previdenza complementare è di 26 milioni di persone considerando i lavoratori e coloro che sono in cerca di un’occupazione e con un’età superiore ai 15 anni.
I fondi pensione aperti e i PIP sono stati scelti da quasi il 18% dei potenziali aderenti. La fascia di età tra i 45 e 54 anni conta il maggior numero di posizioni.
La maggioranza degli iscritti sono lavoratori dipendenti
Rispetto alla condizione professionale, la maggioranza degli iscritti svolge lavoro dipendente. Infatti, come illustrato nella tabella sottostante, sia nei fondi pensione aperti che nei PIP vi è una netta maggioranza di questa categoria di lavoratori rispetto ai lavoratori autonomi e agli appartenenti alle altre categorie.
Le scelte di investimento
Il comparto preferito dagli aderenti ai fondi pensione aperti è il comparto bilanciato, che conta il 53% degli iscritti, sia tra giovani che tra i meno giovani. Non va male neanche il comparto azionario, con il 15,5% degli aderenti, soprattutto under 24 e tra i 35-45 anni. I comparti garantito e obbligazionario, rispettivamente scelti dal 20,7% e 11,5% degli iscritti, vanno per la maggiore via via che si avvicina il momento del pensionamento.
Nei PIP, invece, ben il 71% degli aderenti ha scelto il comparto garantito in quasi tutte le fasce d’età. Seguono, in ordine di preferenza, il comparto bilanciato, quello azionario e quello obbligazionario.
Rispetto ai fondi pensione aperti, nei PIP risulta più netto il passaggio dal comparto azionario, scelto in giovane età, a quello garantito a cui si passa in un’età più avanzata.
Rendimenti: quanto hanno ottenuto gli aderenti?
Al netto di costi e imposte, gli aderenti alla previdenza complementare nel 2017 hanno ottenuto rendimenti mediamente positivi, che hanno tendenzialmente superato la rivalutazione del TFR lasciato in azienda, pari all’1,7%.
I risultati migliori sono stati ottenuti dai comparti a componente azionaria, mentre i comparti obbligazionari hanno riportato rendimenti marginalmente negativi a causa dei bassi tassi di interesse, che si mantengono storicamente su livelli molto bassi.
I numeri dimostrano che gli aderenti alla previdenza integrativa stanno aumentando, ma solo il 27% della platea potenziale ha già aderito alla previdenza complementare. Resta da convincere quel 73% soprattutto se giovani. Chi vuole tutelare il proprio futuro deve iniziare il prima possibile a investire in una pensione di scorta per ottenere tanto con poco.
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