Ecco i dati principali emersi dal report.
I pensionati di riferimento
Si distingue tra pensioni vigenti, più di 17 milioni e “nuove” pensioni, cioè quelle che sono state liquidate a partire dal 2017, poco più di 1 milione. Queste, poi, sono ulteriormente classificate per prestazioni previdenziali, costituite con il versamento dei contributi previdenziali nel corso dell’attività lavorativa, e prestazioni assistenziali, erogate a sostegno di situazioni di invalidità civile e/o di reddito basso.
Le pensioni di “oggi” rispetto al passato
Nel corso del 2017, invece, praticamente la metà delle nuove pensioni liquidate è stato di tipo assistenziale (assegni sociali, pensione di invalidità civile ed indennità di accompagno), per un totale di 553.105, a fronte di un totale di quelle di tipo previdenziale pari a 559.058 (pensioni di vecchiaia, invalidità previdenziale e pensioni ai superstiti).
Nel 2017, inoltre, sono stati superiori i pensionamenti anticipati rispetto a quelli di vecchiaia. Tra le prestazioni previdenziali spettanti per vecchiaia, infatti, il 52,6% dei lavoratori è andato in pensione con quella anticipata, quindi, con il raggiungimento dell’anzianità contributiva richiesta (42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) e a prescindere dall’età pensionabile
Pensioni 2017: a che età sono andati in pensione i lavoratori?
Età media alla decorrenza delle pensioni previdenziali liquidate.
Pensioni pubbliche: a quanto ammontano mediamente?
Le altre fasce analizzate sono quelle per pensioni di importi compresi tra 750 e 1499 euro, tra 1500 e 3000 e quelle superiori, percepite in misura via via inferiore in particolare, anche in questo caso, se si tratta di pensionate.
Distribuzione delle pensioni vigenti all’ 01/01/2018 per classi di importo e genere.
Pensioni future: come saranno?
Per la pensione di vecchiaia, oltre ad un minimo di 20 anni di anzianità contributiva, nel 2019 sarà necessaria un’età anagrafica di 67 anni (sia per gli uomini che per le donne).
Per la pensione anticipata invece, conta solo l’anzianità contributiva, nel 2019 pari a 43 anni e 3 mesi di versamenti contributivi per gli uomini ed uno in meno per le lavoratrici.
Quanto al possibile ammontare degli assegni pensionistici, molte sono le variabili che vi incidono, quelle demografiche, finanziarie e reddituali. Rispetto al passato, le pensioni future si prospettano comunque più basse. Per tutelare il proprio tenore di vita una volta terminata la propria attività lavorativa, la consapevolezza dell’ammontare stimato della pensione pubblica è un ottimo punto di partenza.
Il passo successivo, una volta scoperto l’eventuale gap previdenziale tra ultimo reddito percepito e la pensione pubblica, è di colmarlo con una pensione integrativa.
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