Performance fondi pensione in recupero
Se al 31 marzo 2020 le performance dei fondi pensione erano inevitabilmente negative, come riportato dalla Covip nel suo ultimo aggiornamento, in soli tre mesi stanno recuperando terreno, questo a fronte anche di politiche maggiormente espansive adottate dalla Autorità nazionali che hanno reso le condizioni sui mercati finanziari più distese.
In particolare, se nel primo trimestre i rendimenti medi registrati dai fondi pensione aperti erano pari a – 7,5%, al 30 giugno 2020 sono già risaliti a – 2,3%. Nei PIP ramo III, con esclusione quindi delle gestioni separate ramo I dei comparti garantiti (che registrano un +0,7%), se al 31 marzo erano pari a -12,1%, ora sono a – 6,5% e infine nei fondi pensione chiusi si è passati da un – 5,2% ad un – 1,1%.
Un impatto minimo sui rendimenti degli ultimi dieci anni
I fondi pensione sono strumenti di risparmio di lungo periodo, di conseguenza anche le performance vanno valutate su orizzonti temporali di almeno 5 o 10 anni. Infatti, grazie alle oscillazioni al rialzo che nel tempo compensano quelle al ribasso, i rendimenti medi registrati negli ultimi dieci anni hanno risentito in minima parte del primo semestre del 2020.
Nonostante i risultati negativi del primo semestre 2020, oltre a rimanere positive le performance variano di valori minimi rispetto agli ultimi dieci anni “pre emergenza” Covid-19.
Grazie al tempo a disposizione per recuperare ulteriormente le oscillazioni al ribasso e al meccanismo dell’interesse composto gli aderenti ad un fondo pensione possono quindi esser certi della bontà del proprio investimento, il tutto coadiuvato ovviamente anche da altri fattori, quali:
- la scelta di un buon prodotto soprattutto dal punto di vista dei costi
- e i grandi benefici fiscali dello strumento dove a fronte del rimborso IRPEF è come se il proprio fondo pensione rendesse altrettanto.
Inoltre, uno dei motivi per i quali il TFR sia meglio versarlo nel fondo pensione piuttosto che lasciarlo nel fondo pensione risiede appunto delle performance superiori della previdenza integrativa rispetto alla rivalutazione ordinaria del TFR (pari al 2%).
Adesioni alla previdenza integrativa: +1,2% nel primo semestre 2020
Il numero delle adesioni alla previdenza integrativa anch’esso risentito della situazione, con una crescita dal 2019 del +1,2% complessivo e un totale di aderenti che raggiunge quota 8,340 milioni.
Nei fondi pensione aperti, in particolare, gli iscritti sono aumentati dell’1,3% e nei PIP dello 0,7%, crescendo rispettivamente di circa 20.000 e 25.000 unità.
Le contribuzioni infine sono andate di pari passo, con flussi inferiori per tutte le forme pensionistiche rispetto allo stesso periodo del 2019.
A fronte di un periodo così complesso è quanto mai fondamentale essere previdenti e pensare per tempo a raccogliere le risorse necessarie per il proprio futuro pensionistico. La previdenza integrativa, oltre ad essere mirata per questo, si è dimostrata uno strumento di investimento efficiente e proattivo davanti ad una crisi globale e al tempo stesso di forte protezione per gli aderenti.
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