Rapporto Censis 2019: trasformazioni demografiche e nuovi equilibri del sistema Welfare

A chiusura del 2019 arriva anche il 53° Rapporto Censis che fotografa e interpreta i fenomeni socio-economici più significativi degli ultimi anni.  Sono stati analizzati aspetti generali, come i trend demografici e altri più specifici, dallo stato d’animo della società italiana, ad oggi caratterizzata da una sfiducia per il futuro, fino al quello del lavoro, della sanità e del welfare.

Italia e demografia: “è un Paese per vecchi”

Ispirandosi al romanzo di Cormac McCarthy e all’omonimo film dei fratelli Coen, l’Italia fotografata dal Censis appare, all’opposto del titolo originale, un “Paese per vecchi”. La popolazione è sempre più  longeva e parallelamente con sempre meno giovani, da un lato per un calo delle nascite, anche straniere, e dall’altro per l’esodo dei giovani all’estero che negli ultimi anni è cresciuto notevolmente: dal 2007 + 215% di immigrazione verso l’estero, e in particolare +226,8% tra i giovani, compresi gli under 18.

Il rapporto tra under 35 e over 64 è particolarmente mutato, passando rispettivamente dal 56,3% contro il 9,1% della popolazione totale del 1959 all’attuale 33,8% contro il 22,8%.

 

 

Si stima che nel 2039 la popolazione over 64 supererà quella degli under 35.

Nota senz’altro positiva è che il Paese si dimostra sempre più longevo, con una popolazione over 80 pari al 27,7% del totale degli over 64. L’aspettativa di vita alla nascita nel 2018 è pari a 80,8 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne e si prevede nel 2041 arriverà rispettivamente a 83,9 anni e a 88,1 anni.

Una popolazione che invecchia incide inevitabilmente sul sistema welfare, e in particolare su due aspetti fondamentali della vita: da un lato la salute e il sostegno per l’eventuale non autosufficienza delle persone anziane e dall’altro la pensione e il conseguente tenore di vita.

La sfida della non autosufficienza

Da decenni si assiste ad un aumento dell’aspettativa di vita e al conseguente aumento della popolazione anziana, e conseguentemente da tanto tempo si parla anche della sfida della non autosufficienza. Maggiore è la probabilità che si manifesti, per un periodo al contempo più prolungato, maggiore il peso del fenomeno sulle forme di assistenza pubblica.

A riguardo, ecco i dati principali emersi nel rapporto:

  • le persone non autosufficienti sono cresciute del 25% dal 2008, di cui l’80,8% è over 65
  • il 20,8% degli anziani non è autosufficiente
  • Il 56% degli italiani dichiara di non essere soddisfatto dei principali servizi socio-sanitari presenti nella propria regione per i non autosufficienti.

Gli oneri della non autosufficienza ricadono in gran parte direttamente sulle famiglie, sia dal punto di vista delle cure che di sostegno economico.

Appare, quindi, quanto più opportuno nonché urgente sensibilizzare le persone sul tema e renderle consapevoli della necessità di accantonare le risorse necessarie durante la fase attiva della vita per essere poi in grado di fronteggiare le sfide, anche familiari, che porta con sé la longevità. A tal fine la popolazione andrebbe opportunamente informata sul fatto che esistono degli strumenti per tutelarsi. Una polizza Long term care, ad esempio, può essere sottoscritta sin da giovani (in genere all’età già di 40 anni), con un premio da pagare conseguentemente più basso, per proteggersi in maniera mirata proprio dal rischio della non autosufficienza.

Più in generale, uno strumento che ormai non può più mancare per fronteggiare gli anni di vita over 65 è la previdenza integrativa. In particolare, per il sistema pensionistico italiano serve un approccio multipilastro.

La previdenza integrativa:  la vera soluzione per un sistema sostenibile

Altro aspetto rilevanti alla luce dell’invecchiamento della popolazione è quello pensionistico.

L’approccio al tema delle pensioni e alla sostenibilità del sistema vede quasi un Paese diviso a metà:

  •  per il 45,2% degli italiani l’età pensionabile non deve seguire l’andamento della speranza di vita
  • mentre per il 43,2% speranza di vita ed età del pensionamento devono camminare insieme.

Gli errori fatti in passato si riflettono oggi, con il 12% delle pensioni italiane erogate da trent’anni o più, frutto di pensionamenti più “facili” di quelli attuali ma che oggi generano dei costi significativi.

Proprio per evitare pensionamenti troppo generosi e per garantire la sostenibilità del regime pensionistico, è stato introdotto il metodo di calcolo contributivo della pensione. Questo rapporta l’importo della pensione ai contributi versati durante la carriera lavorativa e le generazioni più giovani devono quindi aspettarsi assegni pensionistici più bassi, anche alla luce del nuovo contesto occupazionale.

La vera soluzione per un sistema sostenibile, quindi, è affiancare al primo pilastro della pensione pubblica forme di previdenza integrativa.

In questo modo si raccolgono le risorse necessarie per poter contare su una pensione aggiuntiva da affiancare a quella pubblica.

Secondo gli ultimi dati Covip (Commissione di Vigilanza sui fondi pensione), gli iscritti totali alla previdenza integrativa sono il 34,3 % o o poco più della platea potenziale, per un totale di 9 milioni.

C’è ancora strada da fare ma fortunatamente non mancano tutti gli incentivi e i vantaggi per aderire alla previdenza integrativa.

Quanto puoi ottenere da un fondo pensione?

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