Rispetto all’anno precedente non sono molte le novità per andare in pensione nel 2022. I requisiti previsti anche dalla legge di bilancio per il 2022 hanno più che altro prorogato alcune vie d’uscita flessibile e anticipata, come opzione donna, oltre ad aggiornare Quota 100 con una nuova combinazione Quota 102, ossia due anni anagrafici in più per raggiungerla.
Fino al 2024 si confermano i requisiti di età e contributivi per la pensione di vecchiaia, così come per quella anticipata, per la quale i contributi richiesti saranno in vigore fino al 31 dicembre 2026.
Accanto alle forme ordinarie e a quelle anticipate di pensionamento, restano alcuni strumenti, detti anche scivoli alla pensione, come l’isopensione e la RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) del fondo pensione integrativo eventualmente sottoscritto dal lavoratore.
Pensioni 2022: vecchiaia e anticipata come vie ordinarie
Nel caso dei lavoratori iscritti all’AGO – (Assicurazione Generale Obbligatoria), alle forme sostitutive o esclusive dell’AGO e alla gestione separata presso l’INPS ci sono innanzitutto dei requisiti ordinari di pensionamento:
- la pensione di vecchiaia: è la forma di pensionamento per la quale è richiesto un requisito anagrafico di 67 anni, confermato fino al al 31 dicembre 2024 e almeno 20 anni di contributi
- la pensione anticipata: è la forma di pensionamento per la quale conta esclusivamente l’anzianità contributiva e che richiede nel caso delle donne 41 anni e 10 mesi di contributi ed un anno in più nel caso degli uomini (requisiti previsti fino al 31 dicembre 2026).
- la pensione anticipata contributiva: è la forma di pensionamento prevista per i lavoratori cosiddetti “contributivi puri” perché integralmente soggetti al metodo di calcolo della pensione contributivo e che prevede un pensionamento con un’età anagrafica di 64 anni e 20 anni di contributi a patto che la pensione ammonti ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS, che attualmente è pari a 468,10 euro (per 13 mensilità).
Per quanto riguarda i liberi professionisti, i requisiti per la pensione di vecchiaia e per la pensione anticipata o di anzianità variano a seconda della Cassa professionale di riferimento.
Tornando alle gestioni INPS, accanto alle vie ordinarie di pensionamento ci sono quelle anticipate per determinate categorie di lavoratori o previste in via sperimentale. Con la legge di bilancio 2022 sono state prorogate per un altro anno, confermando pressoché gli stessi requisiti.
Si tratta di quota 102 (due anni anagrafici in più rispetto a quota 100), opzione donna e l’ape sociale, in vigore fino al 31 dicembre 2022. Poi ci sono le agevolazioni previste per i lavori usuranti, estese per il 2022 ad una platea di destinatari più ampia. Un’altra via di pensionamento flessibile è poi prevista per i lavoratori precoci.
In pensione a 64 anni + 38 anni di contributi con Quota 102
In continuità con Quota 100, per evitare il noto scalone di 5 anni rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia, questa misura sperimentale (ormai dal 2018) è stata di fatto prorogata per tutto il 2022, prevedendo però un’età anagrafica di 64 anni (due in più) da raggiungere entro il 31 dicembre, insieme ai 38 anni di contributi, rimasti invece invariati.
Opzione donna per un altro anno
Grazie a questa misura le lavoratrici dipendenti possono accedere alla pensione con 58 anni di età + 35 di contributi (compresi quelli oggetto di riscatto di laurea agevolato come chiarito dall’INPS), con uno in più all’età di 59 anni se autonome, raggiunti in entrambi i casi entro il 31 dicembre 2021. A quel punto è poi previsto un periodo rispettivamente di 12 mesi e 18 mesi per l’effettiva decorrenza della pensione (note come finestre mobili). L’ulteriore condizione, però, per poter beneficiare di questa via di pensionamento anticipato è il calcolo della pensione interamente con il metodo contributivo anziché con il sistema misto retributivo/contributivo.
L’ape sociale più estesa nel 2022
I requisiti per l’ape sociale restano gli stessi anche quest’anno:
- 63 anni d’età e con almeno 30 o 36 anni di contributi
- quattro situazioni di bisogno previste, 1. disoccupazione, 2. caregivers (assistenza a familiari), 3. disabilità, per le quali sono richiesti 30 anni di contributi e 4. lavori usuranti per i quali sono necessari invece 36 anni di contributi).
Nel primo caso di disoccupazione, inoltre, la legge di bilancio ha eliminato la condizione dei tre mesi o più dalla conclusione della fruizione della Naspi, rimasta in vigore però per i precoci.
Inoltre, nella categoria dei lavori usuranti sono state incluse altre categorie, come gli operai edili o i ceramisti, con oltretutto la riduzione del requisito a 32 anni di contributi anziché 36.
Domanda entro il 31 maggio 2022 per i lavori gravosi
Con Messaggio n° 1201 del 16-03-2022 l’Inps conferma anche per quest’anno il termine del 31 maggio 2022 per presentare la domanda di pensionamento anticipato per coloro che rientrano nella categoria di attività pesanti e gravose. Il termine riguarda chi matura i requisiti previsti nel corso del 2023, che a loro volta variano a seconda dell’attività svolta e se si tratta di lavoro autonomo o dipendente: trattasi di lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti; lavoratori addetti alla cosiddetta “linea catena”; conducenti di veicoli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo, lavoratori notturni a turni.
I requisiti agevolati vanno dal minimo dei 61 e 7 mesi ai 64 anni e 7 mesi + 35 anni di contributi. In ogni caso, le stesse attività considerate gravose e pesanti devono essere state svolte negli ultimi sette anni su dieci, o sei negli ultimi sette, o per un periodo pari alla metà della carriera lavorativa.
Lavoratori precoci: in pensione con 41 anni di contributi
Un altra categoria per la quale è prevista una forma di pensionamento anticipato è quella dei lavoratori precoci. Il requisito per essere considerati tali è innanzitutto aver maturato almeno 12 anni di contributi prima del compimento dei 19 anni d’età. A quel punto, possono presentare domanda all’INPS (entro il 1° marzo di ciascun anno) per accedere alla pensione con 41 anni di contributi (da raggiungere entro il 31 dicembre 2026), a prescindere dal requisito anagrafico, se si trovano nelle quattro situazioni di bisogno previste al pari dell’ape sociale.
Scivoli alla pensione
Isopensione e fondi bilaterali 2022
Ci sono, inoltre, diverse misure che consentono di gestire i pensionamenti dei lavoratori a livello aziendale, dette anche prestazioni di accompagnamento alla pensione. La prima è l’isopensione, che permette nell’ambito di aziende in esubero, con almeno 15 dipendenti e che abbiano sottoscritto apposito accordo sindacale, di accompagnare i lavoratori più anziani fino alla maturazione dei requisiti per la pensione ordinaria. L’anticipo massimo del prepensionamento è di 7 anni, per il periodo temporale dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2023, a seguito del quale scenderà a 4 anni di anticipo. La pensione è interamente finanziata dal datore di lavoro per tutta la durata dell’anticipo.
Un’altra misura è quella dei fondi bilaterali costituiti dalla contrattazione collettiva e finanziati dal datore di lavoro. Questi fondi erogano ai dipendenti in esubero dell’azienda aderente un assegno straordinario di integrazione al reddito per un periodo massimo di prepensionamento di 5 anni rispetto alle pensione di vecchiaia o anticipata. Con la legge di bilancio 2022 è stato ridefinito l’ambito di applicazione di questi Fondi di solidarietà bilaterali e delle relative prestazioni, la cui copertura è assicurata anche alle micro imprese.
La RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) del fondo pensione
Il fondo pensione non è utile solamente per avere una pensione integrativa da affiancare alla pensione pubblica ma anche per anticipare il pensionamento grazie alla RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata). Un lavoratore che termina l’attività lavorativa nei cinque anni o dieci anni (inoccupazione prolungata) precedenti alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia e con vent’anni di contributi nel regime pubblico di appartenenza può richiedere l’erogazione di tutto o parte di quanto accumulato nel fondo pensione sotto forma di rendita temporanea. Costituisce quindi un reddito ponte dalla richiesta fino al pensionamento di vecchiaia.
Il riscatto di laurea
Il riscatto di laurea consente di far valere ai fini contributivi gli anni degli studi universitari presso la gestione pensionistica di appartenenza. Esistono in particolare tre modalità: il riscatto ordinario, richiedibile anche alle Casse previdenziali, quello per inoccupati e il riscatto di laurea agevolato (introdotto nel 2019), previsto solo presso l’INPS.
A seconda della situazione lavorativa, il riscatto di laurea consente di aumentare l’assegno e, in alcuni casi, di anticipare la pensione.
Riscatto di laurea: quando conviene?
Al di là dei lavoratori prossimi alla pensione, per i più giovani da un lato i requisiti si allungheranno sempre più, dall’altra l’assegno di pensione percepito non sarà del tutto sufficiente a coprire l’ultimo reddito percepito in attività.
Il primo passo è quindi essere più o meno consapevoli della propria possibile situazione pensionistica, calcolando la pensione con il simulatore previdenziale.
Il secondo passo è individuare il fondo pensione adatto con cui costruitsi una pensione integrativa da affiancare a quella pubblica.
Vuoi scoprire con quanto e quando andrai in pensione?
Fai una simulazione della tua pensione, online e totalmente gratuita