Fondi pensione: bilancio positivo a vent’anni dall’introduzione

Negli ultimi vent’anni i fondi pensione hanno avuto degli ottimi rendimenti, tanto da riuscire a battere, in termini di guadagno, le Borse, i bond internazionali e anche la normale liquidazione del TFR lasciato in azienda. E’ questo il dato principale emerso nel focus pubblicato la scorsa settimana dell’inserto L’Economia del Corriere della Sera. In particolare, lo speciale ha analizzato i rendimenti ottenuti da coloro i quali  hanno aderito alla previdenza integrativa sin dagli esordi di questo strumento di risparmio, evidenziando le differenze di risultati raggiunti rispetto ad altre tipologie di investimento e risparmio presenti sul mercato.

Una corretta valutazione dei risultati derivanti da uno strumento di risparmio deve necessariamente comprendere un’analisi di lungo periodo, tale da includere i diversi cicli macro-economici di andamento dei mercati finanziari. Ecco che, analizzando gli ultimi vent’anni di performance dei fondi pensione, è possibile vedere come questi non solo hanno protetto il risparmio degli aderenti ma sono riusciti anche a valorizzarlo.

Le proiezioni pubblicate da L’Economia dimostrano come un lavoratore, con retribuzione annua pari a 18.000 euro all’anno, che ha aderito a un fondo pensione negoziale nel 1998 avrebbe accumulato, ad oggi, un montante pari a 63.581 euro. Questo, oltre a essere costituito dalle quote di TFR versate dal datore di lavoro pari a 32.911 euro, è composto da 7.144 euro di contribuzione volontaria del lavoratore, altrettanti 7.144 euro di contributo aziendale e dai rendimenti.

Ecco una tabella di confronto dei risultati ottenuti negli ultimi vent’anni lasciando il tfr in azienda o investendolo rispettivamente nei fondi pensione aperti, in quelli negoziali, in titoli di stato o in azioni internazionali. Nella tabella viene considerato il versamento/l’investimento dell’importo del TFR maturando e, sulla base dello strumento prescelto, il versamento dei contributi volontari pari a 7.144 euro e, per i fondi pensione, il versamento di un contributo anche da parte del datore di lavoro.

Fonte: L’Economia – Corriere della sera – Nel confronto vengono considerati dei versamenti annui di un lavoratore dal 1998 al 2018 ipotizzando uno stipendio annuo in crescita. Il versamento del datore di lavoro e quello del lavoratore sono ipotizzati all’1,5% della retribuzione annuale. Per omogeneità nel calcolo si ipotizza che la stessa somma del TFR venga investita negli strumenti finanziari.

 

Dalla tabella emerge che il risparmio nel fondo pensione negoziale ha portato a un guadagno di ben 23.526 euro in più rispetto alle sole somme di TFR e versamenti del lavoratore. A seguire gli investimenti azionari internazionali e il risparmio nei fondi pensione aperti hanno registrato rispettivamente un guadagno di 21.033 euro e 20.119 euro. I titoli di Stato internazionali si classificano al quarto posto (guadagno di 17.185 euro) mentre il TFR lasciato in azienda si posiziona all’ultimo posto della classifica con un guadagno ottenuto, grazie alla normale rivalutazione del TFR, pari a 9.244 euro.

Vantaggi fiscali: la carta vincente della previdenza integrativa

Oltre alle performance dei singoli strumenti di risparmio, il Corriere della Sera evidenzia  l’importanza di considerare anche gli aspetti fiscali degli stessi. Infatti, se si prendono in considerazione anche i vantaggi fiscali offerti dalla previdenza integrativa nell’esempio preso in considerazione ci sarebbe un ulteriore risparmio fiscale pari a 1.928 euro ottenuto grazie alla deducibilità dei contributi volontari versati alla previdenza integrativa.  Infatti, i contributi versati al fondo pensione sono deducibili dal reddito dichiarato ai fini IRPEF fino a ben 5.164 euro all’anno. Inoltre, nel fondo pensione anche la prestazione finale viene tassata meno rispetto alle prestazioni degli altri strumenti di risparmio o del mantenimento del TFR al fondo pensione, in quanto si applica un’aliquota massima pari al 15% che, dopo quindici anni di partecipazione al fondo si abbassa ulteriormente dello 0,30% all’anno fino ad arrivare a una tassazione minima pari al 9%.

Rendimenti a confronto:

Quando si parla di rendimenti è poi importante valutare la volatilità media degli investimenti e cioè la loro rischiosità e soggezione alle oscillazioni del mercato. Grazie ai limiti prudenziali negli investimenti a cui sono soggetti i fondi pensione, questi hanno registrato delle performance nel complesso più stabili rispetto a quelle registrate dai titoli di Stato internazionali e dalle azioni mondiali.
Fonte: L’Economia – Corriere della sera

Il grafico offre una visione degli andamenti dei diversi strumenti di risparmio, investimento e della rivalutazione del TFR.

I risultati ottenuti dal primo iscritto:

Al fine di esporre nel concreto i risultati che è possibile ottenere aderendo alla previdenza integrativa, l’inserto L’Economia ha illustrato il caso di un lavoratore iscritto alla previdenza integrativa dal primo gennaio 1998 a Fonchim – fondo pensione chiuso del settore chimico – farmaceutico. Dalla tabella è possibile vedere quali sono le differenze dei risultati raggiunti in vent’anni di partecipazione del lavoratore al comparto bilanciato del fondo pensione rispetto a un suo collega che, al contrario di lui, non ha aderito alla previdenza integrativa.
Fonte: L’Economia – Corriere della sera – reddito ipotizzato: 30.000 € lordi

Oltre alla differenza di risultato finale, è importante evidenziare che, nell’arco temporale oggetto di analisi, in quasi tutti gli anni il fondo pensione ha ottenuto rendimenti superiori alla normale rivalutazione del TFR lasciato in azienda.  Inoltre, il confronto finale non tiene conto del trattamento fiscale applicato alla prestazione finale che, come già anticipato, sarà notevolmente inferiore per l’erogazione da parte del fondo pensione rispetto alla liquidazione del TFR da parte dell’azienda. In particolare, il fondo pensione, dopo vent’anni di partecipazione applicherà un’aliquota pari al 13,5% mentre l’azienda applicherà l’aliquota media degli ultimi cinque anni di lavoro che prevede un minimo pari al 23%.

Rendimenti, contributi del datore di lavoro, aspetti fiscali, sono tutti elementi che se messi insieme valorizzano ancora di più il risparmio nel fondo pensione. Dopo vent’anni di attività i fondi pensione superano per quanto riguarda i risultati, in termini di risparmio, le più rosee aspettative.

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