Deducibilità fiscale della previdenza complementare: non perdere il vantaggio 2022

Dicembre è quasi finito e senza rendercene conto anche quest’anno si concluderà. Dunque è giunto il momento per portare a termine tutto quello che ci si era prefissati di fare nel corso dell’anno. Un promemoria lo aggiungiamo noi alla vostra lista: non perdere il vantaggio della deducibilità fiscale della previdenza complementare!

Contribuire per costruirsi una pensione integrativa non è solo utile ma facendolo si ottiene un vero è proprio “premio”: la deducibilità fiscale di quanto versato alla previdenza complementare fino a ben 5.164,57 euro all’anno. Dedurre dal reddito i contributi per la pensione integrativa significa risparmiare sulle imposte IRPEF ogni anno.

Per sfruttare la deduzione fiscale del fondo pensione nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno bisogna contribuire entro dicembre 2022.

A chi ci rivolgiamo? A tutti:

  • chi ha già un fondo pensione
  • chi ancora deve aderire alla previdenza complementare
  • lavoratori e non, come gli studenti
  • genitori che vogliono iscrivere un figlio
  • pensionati

Perché pensarci adesso? Perché manca poco più di un mese alla fine dell’anno e, nello specifico, del periodo di imposta rilevante ai fini IRPEF (anche se vuoi trasferire il fondo pensione). Questo significa che nella dichiarazione dei redditi che verrà presentata nel 2023, si potranno dedurre dai redditi 2022 solamente i contributi versati entro dicembre. Ovviamente i “ritardatari” non perderanno i loro versamenti, ma questi andranno in deduzione per l’anno di imposta successivo.    

Deducibilità fiscale 2022: in che cosa consiste e quando sfruttarla?

A seconda del reddito IRPEF complessivo da dichiarare e dei versamenti annui, varia l’entità del beneficio fiscale perché strettamente collegato all’ultima aliquota prevista per scaglione di reddito, che vanno dal 23% per il primo scaglione fino al massimo del 43% per l’ultimo scaglione.

Dal 1° gennaio 2022, inoltre, è entrata in vigore la riforma fiscale dell’IRPEF, con nuovi scaglioni, portati a quattro e nuove aliquote per i due scaglioni centrali. Di conseguenza, anche il risparmio fiscale derivante dalle spese deducibili effettuate nel 2022, come i contributi alla previdenza integrativa, seguono queste nuove aliquote.

 

 

Per esempio, a fronte di un reddito lordo di 55.000 euro vengono applicate tutte le aliquote IRPEF perché si ricade nell’ultimo scaglione dei redditi superiori ai 50.000 euro. Contribuendo nel corso dell’anno esattamente entro il limite di deducibilità di 5.164,57 euro, si ottiene quindi un risparmio di ben 2.220 euro, ossia il 43% di quanto versato.

Il limite vale a persona e può essere raggiunto ad esempio in più fondi pensione, nel caso si diversifichi il risparmio previdenziale, o se si contribuisce nel fondo pensione per un aderente fiscalmente a carico. 

 

Qualche esempio di deducibilità fiscale

Ecco gli esempi di Alice, Davide, Fabio e Simona: per ciascuno di loro abbiamo ipotizzato età, professione, reddito lordo e l’importo dei contributi che versano nel fondo pensione in modo da calcolare il loro risparmio fiscale grazie alla deducibilità.

 

Alice, giovane giornalista fotoreporter che è appena entrata nel mondo del lavoro, ha deciso di costruirsi una pensione di scorta iniziando con dei piccoli versamenti in linea con le sue disponibilità. Versando 50 euro al mese riesce a risparmiare ben 150 euro all’anno di tasse.

Per Davide invece, impiegato 33enne, il risparmio fiscale è ancora maggiore: potendo contare su più risorse ha deciso di versare 1.500 euro all’anno alla previdenza integrativa, riuscendo a risparmiare ben 525 euro di tasse.

Fabio con la sua attività di programmatore informatico dovrebbe pagare ben 12.250 di imposte IRPEF sul reddito prodotto nel 2022, ma aderendo a un fondo pensione riesce a risparmiare ben 1.575 euro.

Infine Simona, medico fisiatra specializzata con un reddito lordo di 60.000 euro, ha deciso, già da diversi anni, di costruirsi una sicurezza economica in più per il post lavoro aderendo alla previdenza integrativa. Questo le ha permesso di avere anche un grande risparmio fiscale ogni anno, ad esempio per il 2022 pagherà ben 2.150 euro di tasse in meno.

In tutti questi casi i versamenti al fondo pensione rientrano nel tetto annuale di deducibilità.

Sono poi previsti due casi particolari in cui il tetto di 5.164,57 euro può essere superato:

  1. lavoratori di prima occupazione: per un lavoratore giovane, alla sua prima occupazione, da intendersi come lavoratore privo di una posizione contributiva pubblica prima dell’adesione al fondo pensione, il vantaggio fiscale è maggiore. Il limite di deducibilità ordinario, infatti, può essere superato di 2.582,29 euro annui a partire dal sesto anno di partecipazione al fondo pensione. A determinate condizioni, quindi, la deducibilità totale può arrivare a 7.746,86 euro
  2. conversione dei premi di risultato in contributi alla previdenza complementare nell’ambito di un piano di welfare aziendale: i premi di risultato versati nel fondo pensione sono deducibili perché non soggetti a IRPEF al contrario del premio liquidato in busta paga a prescindere dal superamento del tetto ordinario, entro il limite di 3.000 euro annui di premio convertito.

Deducibilità nel fondo pensione per il lavoratore di prima occupazione

Come detto, i lavoratori alla prima occupazione sono aiutati ulteriormente potendo dedurre i contributi versati nel fondo pensione fino a 7.746,86 euro annui. Questo bonus di 2.582 euro in più all’anno di deducibilità è pensato per un’ipotesi piuttosto comune, ossia di un lavoratore nei suoi primi anni di lavoro e con un possibilità economica che ancora non gli consente di versare 5.164 euro annui e di sfruttare appieno il beneficio fiscale. Quindi, nei primi cinque anni di partecipazione alla previdenza integrativa, la differenza tra quanto versato ogni anno e i 5.164 euro si “accumula” come bonus da sfruttare dal sesto anno di partecipazione e per i 20 anni successivi e nel limite annuo di 2.582 euro aggiuntivi ai 5.164 euro normalmente a disposizione. Si presume infatti che con il passare degli anni, nel corso della propria carriera lavorativa aumentino le possibilità economiche, che quindi consentono di versare contributi oltre il limite ordinario di deducibilità.

Ecco un esempio:

Mattia, iscritto ad un fondo pensione appena ha iniziato a lavorare a 25 anni, nei primi cinque anni ha versato sempre al di sotto della soglia di deducibilità ordinaria, accumulando così un bonus totale di 15.220 euro da sfruttare a partire dal sesto anno ed entro i vent’anni successivi (come detto nel limite annuo di 2.582 euro oltre i 5.164 euro).

 

Nel corso degli anni il suo reddito disponibile aumenta, così come la sua capacità contributiva. Non da subito ma a partire dal tredicesimo anno di partecipazione inizia a sfruttare il bonus perché riesce a contribuire oltre il tetto ordinario di 5.164 euro, rispettando sempre il limite annuale di 2.285 euro. In quell’anno, quindi, versando 6.000 euro ha 836 euro in più a disposizione da dedurre, riducendo dello stesso importo il bonus accumulato da sfruttare entro i 12 anni successivi (cioè entro il 25° anno di partecipazione). Riceve, quindi, un rimborso IRPEF ancora maggiore pari a 2.580 euro. 

Al 20° anno, quando sfrutta l’intero bonus annuale a disposizione, riesce ad ottenere ben 3.331 euro di risparmio fiscale. Questo dimostra che prima si aderisce ad un fondo pensione è meglio è anche da un punto di vista fiscale.

Vuoi maggiori informazioni?

Un nostro esperto è a tua disposizione gratuitamente e senza impegno.

La deducibilità fiscale per un pensionato iscritto al fondo pensione

Il beneficio fiscale della deducibilità può essere sfruttato anche da un pensionato iscritto al fondo pensione, dal momento che la pensione pubblica è soggetta ad IRPEF. 

Infatti, un pensionato che ha già aderito ad un fondo pensione può decidere di continuare con la partecipazione nel fondo pensione oltre il pensionamento, rimandando a qualsiasi momento successivo l’erogazione della pensione integrativa.

Proseguendo con il suo risparmio nel fondo pensione, quanto versato accresce il capitale accumulato e sarà deducibile ogni anno sempre entro il limite di 5.164,57 euro.

Inoltre, un pensionato o comunque un lavoratore prossimo alla pensione può iscriversi alla previdenza integrativa se:

  • non manca meno di un anno al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (es. attuali 67 anni presso l’INPS)
  • è un pensionato di vecchiaia ma sta svolgendo ancora un’attività lavorativa.

Nei casi del pensionato in via anticipata o di vecchiaia che può iscriversi al fondo pensione, potrà richiedere la prestazione a partire dal quinto anno di partecipazione, sfruttando nel frattempo il beneficio fiscale.

Il beneficio fiscale del fondo pensione di un figlio a carico

Un’altra casistica di risparmio fiscale grazie al fondo pensione è quello previsto per quanto versato in favore di un figlio fiscalmente a carico, anche se a metà con il coniuge.

Il genitore , quindi, potrà fare questo regalo prezioso per il futuro dei propri figli iscrivendo direttamente anche un minore al fondo pensione e nel frattempo ottenere il rimborso fiscale per i contributi versati nel limite complessivo di 5.164,57 euro, soglia prevista anche per eventuali contributi versati annualmente nel proprio fondo pensione.

Esempio 1: 

Federico ha un proprio fondo pensione e nel 2021 versa 3.000 euro annui. Apre un fondo pensione anche per il figlio Andrea e versa 2.000 euro entro dicembre 2022. Il prossimo anno, a fronte di un reddito lordo di circa 33.000 euro, riceverà un rimborso IRPEF pari a 1.900 euro (il 38% di 5.000 euro).

 

Esempio 2: 

Claudia nel 2022 ha versato 5.164 euro nel suo fondo pensione e altrettanti 5.164 euro nel fondo di sua figlia Anita. Potrà portare in deduzione quanto versato nel suo fondo pensione entro il limite prescritto, risparmiando più di 2.220 euro a fronte di un reddito di 57.000 euro

Inoltre, dovrà dichiarare al fondo pensione di sua figlia i 5.164 euro come contributi non dedotti così saranno esenti in fase di erogazione della pensione integrativa

Perché saranno esenti fiscalmente? Ecco come funziona la detassazione dei contributi non dedotti.

La detassazione totale dei contributi versati nel fondo pensione

Oltre alla deducibilità dei contributi versati nel fondo pensione, c’è anche il vantaggio della detassazione totale della pensione integrativa per quanto non dedotto. Basta dichiarare al gestore del fondo pensione che un certo ammontare di contributi non è stato dedotto affinché ne tenga conto.

Vediamo come funziona questa esenzione fiscale finale.

La pensione integrativa, al momento dell’erogazione, è soggetta ad una ritenuta a titolo d’imposta con un’aliquota del 15%, decisamente agevolata rispetto a quelle IRPEF. Dopo quindici anni di partecipazione alla previdenza integrativa scende dello 0,30% ogni anno fino ad arrivare al 9%. 

Ma su cosa si applica? La base imponibile della pensione integrativa non tiene conto:

  • della parte dei rendimenti che sono stati già tassati (al 20% nel fondo pensione anziché al 26% come negli altri strumenti di risparmio)
  • dei contributi che non sono stati dedotti.

Quanto versato e non dedotto, quindi, gode della detassazione totale al momento dell’erogazione.

I contributi potrebbero non essere dedotti per almeno tre motivi:

  1. si va oltre il limite di deducibilità, quindi l’eccedenza non viene dedotta
  2. non si possono dedurre i contributi perché integralmente soggetti alla tassazione agevolata del regime forfettario
  3. si sceglie di non dedurre i contributi preferendo per sé o per un figlio a carico la detassazione totale.

Se quindi si versano contributi nel corso del 2022 e non saranno dedotti nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno basterà comunicarlo al proprio fondo pensione entro dicembre 2023.       

Integra la tua pensione

Online e in pochi minuti

Ti potrebbero interessare