Con oggi si apre la dodicesima edizione del Salone del Risparmio, un appuntamento annuale che ha lo scopo di condividere esperienze e nuove idee tra gli operatori del settore, nell’ambito di sette percorsi tematici. Tra questi, uno è specificatamente dedicato alla previdenza integrativa.
Come riportato sul sito del Salone del Risparmio, lo sviluppo del mercato dei fondi pensione rappresenta lo snodo da cui dipenderà la capacità di rispondere a una duplice sfida per l’economia del Paese: “da un lato assicurare un buon reddito dopo il ritiro dalla vita lavorativa e dall’altro sostenere il finanziamento e la crescita delle imprese convogliando flussi crescenti di risparmio verso l’economia reale”.
In quest’ottica si inseriscono i PEPP- piani individuali pensionistici europei, introdotti dalla normativa europea per consentire a tutti i cittadini dell’UE di costruirsi una pensione integrativa anche in caso di mobilità tra gli Stati membri.
PEPP: in attesa del decreto attuativo
Da marzo 2022 i regolamenti UE sono entrati in vigore anche in Italia, ma per la piena operatività deve essere ancora emanato il decreto legislativo attuativo, i cui termini sono scaduti lo scorso 8 maggio. Al momento, quindi, è stato redatto uno schema di articolato, posto in consultazione, contenente le norme di adeguamento della legislazione nazionale a quanto previsto dal Regolamento UE dei PEPP e riguardante in particolare le disposizioni volte:
- a designare la COVIP (Commissione di Vigilanza sui fondi pensione) quale Autorità competente
- a disciplinare le forme erogazione di quanto accumulato nel fondo pensione ammesse, che devono essere in coerenza con quelle previste dalle forme pensionistiche italiane
- ad ampliare le flessibilità di erogazione della prestazione pensionistica finale a fronte, però, di un incentivo fiscale a favore della prestazione in rendita
- a non consentire la destinazione o il trasferimento di quote del TFR maturato e maturando ai PEPP.
A parlare dell’imminente arrivo dei PEPP in occasione del Salone del Risparmio, un articolo dell’inserto l’Economia del Corriere della Sera di lunedì 9 maggio . A riguardo, il direttore fisco e previdenza di Assogestioni (Associazione del risparmio gestito), Arianna Immacolato, afferma come i PEPP rappresentino una grandissima opportunità per il settore e per i risparmiatori, dal momento che renderanno più ampio e competitivo il mercato.
Proprio sui punti citati, che devono essere disciplinati con il decreto attuativo, emerge chiaramente come la normativa europea possa essere uno stimolo per rendere ancora più vantaggiosa quella italiana, anche attraverso una maggiore flessibilità nelle forme di erogazione della prestazione. Nello stesso tempo, però, viene anche evidenziato come i fondi pensione italiani ammettano già delle forme di erogazione alternative alla rendita e notevoli flessibilità.
Quanto, invece, all’impossibilità di versare il TFR nel PEPP, come disciplinato attualmente dallo schema di decreto, questo rappresenta di certo uno svantaggio rispetto ai fondi pensione nazionali.
PEPP: portabilità, sottoconti e regime fiscale
La peculiarità dei PEPP è rappresentata dalla loro portabilità per l’intero territorio dell’Unione europea grazie all’apertura di sottoconti nazionali negli Stati membri, i quali dovranno prevedere le stesse regole previste dalla normativa del Paese medesimo in cui è aperto il sottoconto, a prescindere dalla nazionalità dell’operatore che distribuisce il PEPP. Ecco, quindi, che una normativa UE quanto più possibile uniforme agevola notevolmente la distribuzione dei PEPP e, di conseguenza, l’apertura dei diversi sottoconti (almeno due sottoconti in due diversi Stati membri entro tre anni). Certi aspetti, però, restano totalmente rimessi alla disciplina nazionale, tra cui il regime fiscale applicabile. Su questo punto, Immacolato afferma come l’orientamento del governo italiano vada nella direzione di riconoscere gli stessi benefici fiscali ai PEPP, in primis quindi quello della deducibilità fiscale, ferma però l’applicabilità del sistema tributario di riferimento nei diversi sottoconti nazionali.
Di questi aspetti e delle possibili soluzioni per rilanciare la previdenza integrativa anche attraverso i PEPP se ne parlerà anche ad un’apposita conferenza del Salone del Risparmio, prevista giovedì 11 maggio.
Quando saranno disponibili i PEPP in Italia?
Un tema che sarà di certo affrontato durante la conferenza del Salone del risparmio è rappresentato dalle tempistiche di distribuzione dei PEPP in Italia. Come, però, anticipato nell’articolo dell’Economia del Corriere, gli unici Paesi ad aver emanato la normativa nazionale attuativa sono Lussemburgo, Olanda, Danimarca, Slovacchia e Ungheria, fermo però il fatto che nessun PEPP è stato ancora registrato presso l’apposito registro comune tenuto dall’EIOPA (European Insurance and Occupational Pensions Authority).
Infine, gli esperti prevedono che i primi PEPP inizieranno ad essere commercializzati, anche in Italia, nella seconda metà dell’anno o dal 2023.
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