Il riscatto di laurea rappresenta uno dei meccanismi contributivi utili per incrementare e, in alcuni casi, anticipare la pensione pubblica. Infatti, si fanno valere ai fini contributivi gli anni degli studi universitari. Accanto al riscatto di laurea ordinario, che può essere richiesto presso qualsiasi gestione pensionistica, comprese quindi le casse professionali, nel 2019 è stato introdotto il riscatto di laurea agevolato. Come dicono le parole stesse, è meno costoso perché non più proporzionato al reddito, ma il costo fissato per ogni anno da riscattare è pari al livello minimo imponibile annuo previsto per artigiani e commercianti (nel 2022, 16.243,00 euro come da Circolare INPS n° 22 del 08-02-2022), moltiplicato per il 33%. In sostanza, quest’anno è pari a 5.360,19 euro fino ad un massimo di 26.800,95 euro nel caso di riscatto di 5 anni di studio. Inoltre, può essere richiesto solo presso le gestioni INPS, anche se si è inoccupati al momento della richiesta.
Di seguito le principali caratteristiche e differenze tra le tre tipologie di riscatto di laurea.
*L’inps, però, chiarisce nella circolare n.6/2020 dello scorso 22 gennaio che, eccezionalmente, il riscatto agevolato può riguardare anche gli anni di studio precedenti al 1996 a condizione che:
- si posseggano almeno cinque anni di contributi versati con metodo contributivo
- la pensione pubblica liquidata sia interamente calcolata con il metodo contributivo
Riscatto di laurea: a chi conviene?
Versare dei contributi per far valere gli anni universitari ha inevitabilmente il suo costo, di conseguenza prima di effettuare questa scelta è opportuno valutare la convenienza del riscatto di laurea soprattutto in termini di effetti sulla pensione, che variano di molto a seconda della singola situazione lavorativa. In particolare, in alcuni casi è possibile sia incrementare la pensione che anticiparla di qualche mese o anno, mentre, specie nell’ipotesi in cui si è entrati nel mondo del lavoro più tardi rispetto al termine degli studi, non si riesce ad anticipare il pensionamento.
Consultique, società di consulenza finanziaria indipendente, ha analizzato gli effetti del riscatto di laurea (tradizionale e agevolato) per l’inserto l’Economia del Corriere della Sera di lunedì 7 marzo appena trascorso. L’analisi conferma che il discrimine principale è l’età di ingresso al lavoro.
Un dipendente privato che inizia a lavorare a 25 anni e con un reddito annuo lordo di 25.000 euro, riesce ad anticipare la pensione di un anno e due mesi sia con il riscatto di laurea ordinario che agevolato.
Consultique per l’Economia del Corriere della Sera 7 marzo 2022
Oltre ad andare in pensione a 66 anni e 4 mesi (anziché a 67 anni e 6 mesi), con il riscatto di laurea ordinario riduce il gap previdenziale, cioè la differenza percentuale tra ultimo reddito stimato e pensione pubblica, che dal 37,2% circa passa a al 35%. Come riportato nell’immagine, infatti, il tasso di sostituzione lordo (quindi la percentuale di ultimo reddito coperta invece dalla pensione) passa dal 62,85% al 65,02%. Il costo da sostenere, però, è pari a 41.250 euro. Con il riscatto di laurea agevolato, invece, il gap resta pressoché invariato, a fronte di una riduzione dell’1,6% della pensione anticipata e di un onere inferiore, circa 27.000 euro.
Nel caso invece di una lavoratrice dipendente privata che inizia l’attività a 32 anni, con un reddito annuo lordo di 28.000 euro, pur riscattando 5 anni di studi non riesce ad anticipare il pensionamento, previsto in ogni caso a 67 anni di età.
Consultique per l’Economia del Corriere della Sera 7 marzo 2022
Con il riscatto di laurea ordinario, anche in questo caso riuscirebbe ad aumentare la pensione portando il tasso di sostituzione al 59,05%, a fronte di un onere pari a 46.200 euro, mentre con quello agevolato al 56,30% rispetto al 52,43% altrimenti previsto senza riscattare gli anni di studio.
In entrambi i casi, il recupero dell’investimento per l’onere sostenuto si avrebbe dopo più di dieci anni dal pensionamento.
Aumentare e anticipare la pensione con la previdenza integrativa
Una soluzione mirata per accrescere il reddito da pensione è senz’altro aderire alla previdenza integrativa costruendosi da sé una pensione di scorta da affiancare a quella pubblica.
Con un fondo pensione, infatti, quanto versato e investito si accumula nel tempo, crescendo grazie ai rendimenti che si ottengono e, salvo possibilità di attingere prima al capitale con le anticipazioni o il riscatto, il montante finale funge da pensione integrativa. Completando l’assegno pensionistico, quindi, si può contare su di un reddito aggiuntivo che aumenta senz’altro il tasso di sostituzione della pensione pubblica. Ma non solo.
Grazie alla R.I.T.A. rendita integrativa temporanea anticipata del fondo pensione, con quanto accumulato, è possibile anticipare il pensionamento di 5 o addirittura 10 anni (se si è inoccupati da due anni al momento della richiesta) rispetto ai requisiti previsti per la pensione di vecchiaia.
Vediamo un semplice esempio.
Anticipo e integrazione della pensione con il fondo pensione
Fabrizio ha 64 anni ed è iscritto da 20 anni ad un fondo pensione, nel quale ha accumulato 100.000 euro.
Avendo terminato la sua attività lavorativa e mancando ancora 3 anni al compimento dei 67 anni previsti attualmente presso l’INPS per la pensione di vecchiaia, decide di richiedere al fondo pensione la R.I.T.A. nel modo seguente:
- decide di attingere a parte del capitale accumulato nel fondo pensione, ossia a 40.000 euro, ottenendo così una R.I.T.A. di 1.100 euro al mese per i tre anni che mancano alla pensione di vecchiaia
- i restanti 60.000 euro del fondo pensione, invece, li otterrà a partire dai 67 anni d’età come pensione integrativa, quindi in questo caso come una rendita netta di circa 2.400 euro annui (200 euro al mese) da affiancare per per tutta la vita alla pensione pubblica di vecchiaia, riducendo così il gap previdenziale. In alternativa, essendo al di sotto della soglia prevista, può anche richiedere il 100% del capitale in un’unica soluzione.
Come detto, si tratta di un esempio semplificato per comprendere come si può sia integrare che anticipare la pensione con la previdenza integrativa.
Molti altri sono i vantaggi da conoscere, come il risparmio fiscale che si ottiene ogni anno grazie ai contributi versati nel fondo pensione, le forme di protezione e le grandi flessibilità della previdenza integrativa.
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