Un sistema pensionistico sostenibile, anche attraverso la pensione integrativa ed equo è una visione che in tema di pensioni mette d’accordo un po’ tutti, almeno in termini generali, tra cui Mario Draghi. A parlarne un articolo del Sole 24 Ore + del 6 febbraio scorso, che sulla base delle sue Considerazioni finali quando era alla guida della Banca d’Italia, illustra la sua visione in tema di sistema previdenziale.
Come raggiungere gli obiettivi tanto auspicati di sostenibilità ed equità di fronte a fenomeni come l’invecchiamento della popolazione e l’inoccupazione?
Come affermato anche da Ignazio Visco, risulta fondamentale da un lato aumentare la partecipazione alla vita lavorativa, allungando gli anni di impiego e dall’altro aumentare l’occupazione, soprattutto giovanile e femminile, categorie maggiormente penalizzate. Questo significa anche garantire un tenore di vita adeguato ai futuri pensionati.
Da questo punto di vista però, una soluzione ancora più mirata e fortemente sostenuta da Mario Draghi è quella di promuovere il risparmio alla previdenza integrativa e le adesioni ai fondi pensione.
La pensione integrativa e l’informazione
Un sistema sostenibile in cui venga garantito un futuro più solido ai lavoratori una volta in pensione passa inevitabilmente dalla pensione integrativa, ossia un’entrata da affiancare ad una pensione pubblica non sufficiente a coprire il reddito goduto in attività.
Infatti, se da un lato il sistema contributivo risponde alle esigenze di riequilibrio del sistema previdenziale e secondo Draghi va quindi applicato per intero, prevedendo anche un collegamento in via automatica dell’età minima di pensionamento alla variazione della speranza di vita, dall’altro comporta un’inevitabile riduzione dell’assegno pensionistico, integralmente legato alla contribuzione durante la fase lavorativa. Proprio sul punto, come riportato nell’articolo di 24+, nel 2007 Mario Draghi affermava che “non si potrà riportare il sistema su un sentiero di sostenibilità, e insieme assicurare ai cittadini pensioni sufficienti, senza un rapido, convinto avvio della previdenza complementare, ancora oggi modesta. L’investimento nella previdenza complementare può offrire risultati superiori al Tfr; ulteriori vantaggi derivano dai contributi aggiuntivi dei datori di lavoro e dal favorevole trattamento fiscale».
Allo stesso tempo, però, suggeriva senz’altro dei miglioramenti per incentivare l’adesione alla previdenza integrativa, come garantire maggiore trasparenza in tema di costi e commissioni, ridurre i vincoli alla mobilità e prevedere la trasferibilità anche del contributo del datore di lavoro.
Fondamentale, inoltre, migliorare l’informazione: “se non hanno piena contezza della pensione pubblica di cui disporranno in futuro, i lavoratori non sono in condizione di fare scelte consapevoli”. Tutto deve partire dall’educazione e dalla consapevolezza dei lavoratori sulla propria situazione pensionistica. Concetti ribaditi da Draghi nel 2009, quando l’INPS aveva impostato una prima bozza della busta arancione, spedita poi a partire dal 2016 a milioni di lavoratori e contenente una stima dell’ammontare della futura pensione del destinatario.
Il calcolo della pensione grazie al quale ottenere una simulazione della propria pensione consente di pianificare il proprio futuro, partendo proprio dalla consapevolezza che ci sarà una minore entrata una volta in pensione rispetto al reddito goduto in attività, per la quale però esiste la soluzione: aderire ad un fondo pensione con cui costruirsi una pensione integrativa.