Nel 2017 la spesa per l’erogazione delle pensioni pubbliche ha raggiunto quota 286 miliardi di euro, pari al 16,4% del Pil. Questi numeri evidenziano una crescente difficoltà del nostro Paese nel sostenere il sistema pensionistico pubblico e l’importanza, soprattutto per le nuove generazioni, di pensare il prima possibile a un “piano B” per il post lavoro. Christian Martino Antonio Iaquinta, responsabile clienti istituzionali di State Street Global Advisors, afferma che i soli risparmi dei giovani difficilmente basteranno a coprire le spese della vita da pensionati e questo nonostante esista la consapevolezza che l’allungamento delle carriere lavorative sia necessario per poter far fronte alle future esigenze. Per i giovani è fondamentale prevedere una puntuale pianificazione del proprio futuro previdenziale per poter fronteggiare questo crescente problema sociale.
Diego Martone, dell’Istituto Demia, ritiene che, uno dei fattori principali che non sprona ad agire per tempo per tutelare il tenore di vita del domani sia la percezione dell’età del pensionamento, da parte dei giovani, come ancora molto lontana. Oltre a questa, a pesare sulla programmazione finanziaria è anche la difficoltà di accedere al mondo del lavoro e la presenza del lavoro precario e di quello in nero.
Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, individua all’interno del nostro sistema pensionistico sia dei pro sia dei contro: innanzitutto ritiene che in Italia e in Europa tale sistema sia molto avanzato tuttavia, riscontra che nel nostro Paese in molti faticano a tenere i conti in equilibrio. Ecco allora che diventa essenziale avere un sistema di previdenza integrativa adeguato alle spalle. L’industria finanziaria deve affiancare lo Stato nel curare un’adeguata educazione finanziaria volta a portare consapevolezza sul futuro pensionistico, soprattutto delle nuove generazioni.
Secondo Il Sole 24 Ore, il punto di partenza sta nel calcolo del gap previdenziale, cioè nella differenza tra ultimo reddito percepito da lavoratori e pensione pubblica. Una volta scoperto, è necessario attivarsi e agire per colmarlo. L’inserto Plus 24, analizzando i diversi strumenti in grado di integrare l’assegno pensionistico, individua un alleato importante nella previdenza integrativa, divenuta essenziale soprattutto a seguito delle ultime riforme. Nell’articolo “Gestire la pensione: ecco cosa valutare” è stato chiesto a Giancarlo Scotti, co-fondatore di propensione.it, un parere riguardante l’erogazione della prestazione finale alla luce dell’introduzione di Quota 100. Scotti evidenzia che, coloro che accederanno alla pensione con Quota 100, avranno inevitabilmente un assegno pensionistico inferiore rispetto a quello previsto per la pensione di vecchiaia. Tuttavia, coloro che hanno aderito alla previdenza integrativa potranno contare su risorse che si aggiungono alla pensione pubblica. Gli aderenti alla previdenza complementare possono scegliere tra diverse tipologie di erogazione della prestazione finale ma, soprattutto per coloro che escono dal mondo del lavoro con quota 100, è consigliabile l’erogazione al 100% in forma di rendita, così da diminuire il gap previdenziale.