E’ del 29 agosto l’annuncio di Vladimir Putin in diretta TV, trasmesso su tutte le reti nazionali, dell’aumento dell’età pensionabile per i lavoratori russi. Per quanto impopolare, Putin ha ritenuto la scelta inevitabile per riuscire a sostenere il sistema pensionistico pubblico. Vista l’importanza della riforma, il presidente russo, ha voluto esporsi personalmente spiegando perché fosse l’unica scelta possibile: “ogni ulteriore ritardo sarebbe da irresponsabili” chiedendo al popolo di capire che altrimenti “l’intero sistema alla fine crollerà”.
A dimostrare la necessità di questa scelta sono le stime: entro il 2030, il popolo di pensionati russi supererà quello della popolazione attiva. Se non si interviene immediatamente, a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico, non ci saranno più risorse sufficienti a garantire l’erogazione delle pensioni, oltretutto già modeste (le attuali pensioni di vecchiaia equivalgono a circa 209 dollari mensili).
La riforma, già annunciata lo scorso giugno, è stata ieri confermata dal presidente in persona. L’età per il pensionamento dei lavoratori uomini passerà gradualmente dagli attuali 60 anni a 65 anni. Mentre l’età pensionabile delle donne passerà dagli attuali 55 a 60 anni.
Il popolo russo non ha reagito bene all’annuncio del loro presidente, annunciando manifestazioni e proteste. Si tratta di una riforma impopolare che però, come spiegato dal presidente russo, guarda al futuro della popolazione e soprattutto alle nuove generazioni che altrimenti non avranno più la possibilità di contare su un sistema pensionistico pubblico.
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