Da qui al 2030 il mondo del lavoro cambierà in maniera radicale: ripensamento degli odierni contratti, niente orari, ma molta autonomia di organizzazione. Ecco quanto emerge dallo studio “Il futuro del lavoro” realizzato da Assolombarda in collaborazione con Adapt che fa una proiezione delle esigenze del futuro mondo del lavoro.
Secondo Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda “il nostro Paese è fermo (…) siamo ancorati a una logica di breve termine dove si guarda solo alla tipologia di contratto” occorre invece andare oltre e guardare alle competenze del lavoratore.
Il libro analizza diversi trend che stanno influenzando e portando rapidi cambiamenti nel mondo del lavoro, ridisegnando gli equilibri delle relazioni industriali e della gestione delle risorse all’interno dell’azienda:
- le nuove tecnologie e nuova organizzazione del lavoro
- il fattore demografico
- la formazione e la creazione di nuove competenze
- la dinamica territoriale legata alla digitalizzazione
Una rinnovata organizzazione del lavoro al passo con le nuove tecnologie
Le previsioni apocalittiche prospettate fino a qualche anno fa secondo cui la macchina avrebbe dovuto sostituire l’uomo, non sono realistiche. Al contrario, è più verosimile uno scenario in cui alcuni lavori e ruoli del passato legati alla old economy verranno sostituiti da nuove figure lavorative al passo con le tecnologie più innovative.
Anche l’attuale concezione dell’ora-lavoro come parametro per misurare il valore della prestazione potrebbe sparire. Infatti, secondo il direttore della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, “l’orario di lavoro, così com’è concepito oggi, appare più una gabbia che un’opportunità” in quanto la produttività non si può misurare in ore ma si dovrebbe misurare in base alle prestazioni offerte. La remunerazione dovrebbe essere legata alla qualità della prestazione piuttosto che non alla sola quantità della stessa.
L’andamento demografico richiede un continuo aggiornamento
L’invecchiamento della popolazione e l’impatto delle nuove tecnologie porterà alla necessità di affrontare il problema della sostenibilità dei sistemi pensionistici pubblici, del welfare e dell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori che in media saranno sempre più anziani.
Per affrontare con successo queste problematiche bisogna spingere sull’innovazione, che porta a un costante aggiornamento dei ruoli e delle competenze, soprattutto in ambito digitale.
L’importanza della formazione e dello sviluppo di nuove competenze
Il lavoratore del futuro dovrà essere dinamico e flessibile e dovrà sottoporsi a una costante formazione e a continui aggiornamenti nel corso della propria carriera lavorativa. Questo sarà possibile sia attraverso l’alternanza scuola/lavoro sia attraverso la previsione di un vero e proprio diritto/dovere individuale alla formazione da considerarsi come investimento sulla persona e sul capitale umano aziendale. La formazione costante, oltre a combattere il fenomeno della precarietà, permetterà di non ritrovarsi a 50 anni fuori dal mercato del lavoro e con competenze che non servono più. In quest’ottica assume particolare importanza l’alfabetizzazione digitale di tutti gli adulti che dovranno saper utilizzare i nuovi media, acquisendo così la capacità di partecipare in modo attivo a una società sempre più digitalizzata.
Distretti di conoscenza e attenzione all’ambiente
La centralità del territorio rappresenterà il fattore di successo del lavoro del futuro attraverso una collaborazione stretta di tutti gli attori che agiscono in quel territorio. Lo sviluppo di relazioni industriali passerà attraverso la creazione di reti di imprese locali che grazie all’esplosione dell’era digitale rappresenteranno dei veri e propri distretti di conoscenza. Inoltre, il lavoro del futuro dovrà dare priorità allo sviluppo sostenibile prevedendo anche un potenziamento delle competenze green.
Il posto fisso diventerà “out”
Il libro, che mette in discussione l’attuale organizzazione del mondo del lavoro basata sui due grandi pilastri del contratto e dell’orario fisso di lavoro verrà presentato e discusso anche con i sindacati. Si tratta di una sfida, ma come precisa il presidente di Assolombarda, lo studio guarda al futuro ponendosi a protezione non solo del lavoro di per sé, piuttosto dell’occupabilità intesa come migliore qualità e produttività del lavoro e maggiore coesione tra lavoratori e inclusione degli stessi .
Il futuro del mondo del lavoro prevede una domanda di professionalità diversa da quella di oggi, una nuova e innovativa organizzazione dove l’idea di stabilità si baserà sulla costruzione di carriere discontinue. Può sembrare una contraddizione ma la realtà è che il posto fisso non esiste più e se esiste è considerato meno qualificante: si prevede che ogni lavoratore vivrà almeno sei/sette esperienze professionali diverse nell’arco della propria vita lavorativa acquisendo maggiori e diverse competenze ad ogni passaggio.
Ma niente paura, come sottolinea Bonomi, la discontinuità prevista non è precarietà è piuttosto sinonimo di crescita attraverso il cambiamento. E’ necessario, tuttavia, che il lavoratore del futuro si costruisca da subito un percorso previdenziale che lo tuteli anche in presenza di un variegato e discontinuo percorso lavorativo.
I cambiamenti da affrontare da qui a poco saranno molti e questo libro non solo li illustra, ma ha l’obiettivo di portare un contributo concreto per la costruzione di un mondo del lavoro che sappia vincere le sfide del futuro.