Cosa posso fare se ho 15 anni di contributi? Posso andare in pensione? Quando è giusto iniziare a pensare al proprio futuro? Qual’è l’età giusta per aderire alla previdenza integrativa?
Pensando alla nostra pensione ci sorgono molte domande. La risposta va trovata nei diversi strumenti, sempre nuovi, che il sistema della previdenza ci mette a disposizione.
Pensione con 15 anni di contributi
I requisiti per poter andare in pensione sono stati uniformati e per ottenere la pensione di vecchiaia INPS nel 2018 servono almeno 20 anni di contributi, 66 anni e 7 mesi di età, indipendentemente dal sesso e dall’attività lavorativa svolta.
Come posso fare se ho solo 15 anni di contributi?
Se hai solo 15 anni di contributi e non hai i requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia, la soluzione è costruirsela da sé, aderendo alla previdenza integrativa.
Infatti, con contribuzioni inferiori a 20 anni, il sistema pensionistico prevede una mera soluzione di salvaguardia sociale e due eccezioni accessibili a pochi.
La prima è rappresentata dalla possibilità di richiedere l’assegno sociale all’INPS. Per ottenerlo bisogna aver compiuto 66 anni e 7 mesi di età anagrafica (67 anni a partire dal 2019) e avere un reddito inferiore a 5.889€ (inteso per 13 mensilità). L’assegno sociale INPS ammonta a 453€ (per 13 mensilità) e viene erogato a prescindere dai contributi versati quindi, anche con 15 anni di contributi, l’ammontare resta lo stesso.
Ma i 15 anni di contributi non vanno persi per i lavoratori che rientrano nei requisiti previsti da due eccezioni contenute nella legge Amato e nella legge Dini.
Beneficiando della deroga Amato, si può andare in pensione con 15 anni di contributi, non subendo penalizzazioni sul trattamento e avendo diritto all’integrazione al minimo “di sopravvivenza” (integrazione corrisposta dall’INPS quando la pensione è di importo inferiore al minimo vitale, cioè 679,50€ al mese nel 2018).
Possono beneficiarne coloro che:
- o hanno almeno 15 anni accreditati prima del 31 dicembre 1992 (anno di entrata in vigore della riforma Amato);
- o sono stati autorizzati dall’Inps, con provvedimento anteriore al 31 dicembre 1992, al versamento di contributi volontari (contributi che possono essere versati nei periodi in cui il lavoratore non svolge alcuna attività lavorativa);
- o sono lavoratori dipendenti, iscritti per almeno 25 anni all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), cosiddetta anzianità assicurativa, indipendentemente dagli anni di contributi versati e con almeno 10 anni in cui abbiano lavorato per periodi complessivamente inferiori all’anno intero (meno di 52 settimane all’anno);
- possiedono meno di 18 anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1995;
- abbiano versato almeno un contributo prima del 31 dicembre 1995;
- abbiano almeno 5 anni di contributi versati a partire dal 1996 in poi;
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Pensione con 20 anni di contributi
E’ possibile? Certo, per coloro che hanno raggiunto almeno i 20 anni di contributi nel 2018 la legge prevede diversi modi per andare in pensione.
Primo fra tutti è la pensione di vecchiaia. Dal 1° gennaio 2018 la pensione di vecchiaia Inps si raggiunge con 20 anni di contributi e 66 anni e 7 mesi di età, indipendentemente dal sesso e dall’attività svolta.
Altra possibilità è rappresentata dall’Anticipo PEnsionistico (APE) volontario o aziendale, due vie per anticipare la pensione rispetto a quella di vecchiaia. Per accedere a queste due forme bisogna avere almeno 63 anni di età, aver maturato 20 di contributi e non devono mancare più di tre anni e 7 mesi alla pensione di vecchiaia.
- L’APE volontario è un prestito. Ti viene erogata dall’INPS e devi restituire l’ammontare nei 20 anni successivi al raggiungimento dell’età pensionabile. L’APE volontaria può essere richiesta per un periodo massimo di 3 anni e 7 mesi.
- L’APE aziendale rappresenta un incontro tra l’interesse del lavoratore a percepire un reddito ponte tra la cessazione dell’attività lavorativa e la pensione e quello dell’impresa che ha così la possibilità di ridisegnare la propria organizzazione. Il lavoratore riceve dall’INPS un assegno mensile e allo stesso tempo iI datore di lavoro dell’impresa del settore privato deve continuare a versare i contributi, pari a quanto il lavoratore potrebbe versare come contributo volontario, per tutta la durata dell’anticipo. La somma percepita come anticipo sarà restituita nei 20 anni successivi al raggiungimento dell’età pensionabile.
Pensione integrativa a 30 anni
Se hai 30 anni, aderendo alla previdenza integrativa, potrai contare su un orizzonte temporale molto lungo sino al pensionamento, durante il quale potrai accumulare una somma importante anche a fronte di versamenti minimi. Il consiglio è quello di aderire al fondo pensione scegliendo una linea di investimento di tipo azionario. Questo comparto è il più indicato in quanto, investendo principalmente in titoli azionari, garantisce dei rendimenti superiori agli altri comparti nel lungo periodo.
I potenziali rendimenti non sono l’unico vantaggio di aderire al fondo pensione per un lungo periodo, a questi si sommano anche i vantaggi fiscali. Ogni anno potrai dedurre dal tuo reddito calcolato ai fini IRPEF 5.164,57€; questo significa che ogni anno pagherai meno tasse in quanto il tuo reddito risulterà inferiore. Inoltre, dal quindicesimo anno di partecipazione al fondo in poi, l’aliquota del 15% normalmente applicata in fase di erogazione della rendita si ridurrà di 0,3 punti percentuali all’anno, fino ad arrivare ad un minimo del 9%.
Iniziando a contribuire a 30 anni, riuscirai nel tempo ad accumulare una somma importante, anche a fronte di versamenti contenuti ma costanti.
Vuoi conoscere quale sarà l’importo della tua pensione pubblica e calcolare subito come colmare la differenza con l’ultimo reddito aderendo alla previdenza integrativa?
Pensione integrativa a 40 anni
Anche a 40 anni aderire alla pensione integrativa è molto importante. Potrai indirizzare le tue scelte di gestione tra il comparto bilanciato o azionario, a secondo del tuo personale profilo di rischio. Entrambe le linee sono adatte ad un orizzonte temporale lungo:
- Il comparto azionario investe principalmente in titoli azionari ed è adatto a chi, nel ricercare rendimenti maggiori, è disposto ad accettare un’esposizione al rischio più elevata e una certa discontinuità dei risultati nei singoli periodi;
- Il comparto bilanciato investe in modo equilibrato tra azioni e obbligazioni per questo è più adatto a chi ha una moderata esposizione al rischio e privilegia la continuità dei risultati nel tempo.
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